[VENEZIA 74] Takeshi Kitano chiude Venezia 74! |
Written by Cesare Stradaioli | |
La Yakuza certamente non è più quella di una volta, secondo il regista nipponico si è spostata verso gli strati popolari e sociali più diseredati, perdendo forse una certa aura aristocratica ma mettendo in luce un tipo differente di gangster, ed è quello che ha cercato di evidenziare nella trilogia Outrage, di cui il film che chiude la 74ma Mostra del cinema è il terzo e ultimo capitolo.
A una domanda su se e quanto la letteratura, specie quella classica, cui sembrano fare riferimento molti suoi personaggi in veste di eroi, abbia influenzato la sua opera Kitano ha spiegato come nel dopoguerra giapponese fosse obbligatorio per tutti gli studenti affrontare studi scientifici, trascurando la letteratura. Materia da lui scoperta all’università, attingendo da un universo di ispirazione che gli era stato sottratto negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, quelli più recettivi.
Venezia News gli ha posto una domanda a proposito della sua versatilità:
«La sua cifra artistica è stata quella della pittura, prima che della
regia. C’è un’influenza del Kitano pittore rispetto al metodo
d’ideazione e al lavoro del Kitano regista e se c’è, in quale misura?».
«Non posso considerarmi un pittore in senso stretto. Certo, la
rappresentazione grafica è stata alla base della mia attività artistica e
certamente influenza il mio lavoro di regista. Se poi questa influenza
viene percepita sullo schermo mi va bene così, mi piace lasciare allo
spettatore l’immaginazione rispetto ai miei film». Non poteva mancare
una domanda su Venezia, da dove Takeshi Kitano spiccò il salto vincendo
il Leone d’oro nel 1997 con Hana-bi. «Devo tutto a Venezia», ha
risposto il regista; in quel periodo la sua carriera viveva un momento
di grave impasse, si sentiva depresso e poco apprezzato, anche e
soprattutto in patria. Il riconoscimento del 1997 ha rilanciato la sua
creatività come regista e ha dato un grande impulso allo sviluppo della
sua casa di produzione artistica, il famoso Office Kitano. Ha concluso
con un importante atto di affetto, ripetendo che senza Venezia non
sarebbe diventato quello che è. |