BIENNALE ARTE 2017 | Fin de partie |
di Fabio Marzari | |
mercoledì 08 novembre 2017 | |
L’ho scelto per incuriosire positivamente il pubblico: “Viva” è un’esclamazione di celebrazione, ma è anche l’affermazione di una certa vitalità. Contribuisce quindi a rendere più coinvolgente il progetto espositivo». Tale affermazione ha dimostrato una notevole lungimiranza. A poche settimane dalla chiusura, infatti, i numeri sono quelli di un successo assolutamente planetario.
La Biennale ancora una volta e sempre di più ha dimostrato una grande vitalità oltre i riti social delle vernici, raccogliendo e convincendo un pubblico vasto ed eterogeneo attorno a un progetto che parte dall’arte e disegna scenari possibili di un’estetica del vivere.
Il mondo dell’arte è rappresentato da un gran numero di nazioni che hanno voluto abbattere le distanze tra loro, vincendo i pregiudizi. Il network della velocità delle immagini ha funzionato al meglio, moltiplicando in un numero infinito di scatti prospettive sempre nuove. Ogni spettatore-visitatore ha costruito una sua scaletta di immagini e le ha condivise con il suo bacino di relazioni, a.k.a. followers.
Padiglioni Nazionali ed Eventi Collaterali ai Giardini, all’Arsenale e in città hanno registrato un’affluenza costante e la vitalità della Biennale come formula espositiva temporanea, ma in un arco temporale non breve, risulta ancora convincente. L’arte è ovunque e la sua pacifica invasione ha confermato Venezia ai vertici del contemporaneo. Stride, forse, come il pubblico della Biennale sia così differente dalle masse di visitatori della città e come, purtroppo, l’estetica della Biennale non sia ancora in grado di contagiare positivamente quell’esercito in mutande che incrementa spesso solo le classifiche numeriche dei turisti.
Non c’è del razzismo culturale in tutto ciò; la Biennale è da sempre un’avanguardia e la percezione positiva delle ultime edizioni, e di questa in particolare, è di un’apertura verso mondi un tempo tra loro lontani, quasi inavvicinabili. Non ci si sente quasi più come marziani di fronte ad installazioni bizzarre; sono tramontati i tempi della provocazione artistica di rottura, quasi fine a se stessa. Nella nostra società in profonda crisi di identità e in declino il compito dell’arte è di guida, il contemporaneo segna le emergenze e anticipa qualche soluzione. La bellezza dei luoghi e la ricchezza degli allestimenti fa il resto. L’unicità della Biennale rispetto alle altre grandi kermesse del contemporaneo, infatti, è che è un’esperienza che non si esaurisce con la mera visita della mostra, delle opere.
Giardini, Arsenale, vari luoghi in città |