Ogni volta, un po’ di più. Capossela di ombre e bagliori |
Written by Davide Carbone | |
Spettacoli in cui il racconto si fonde con la canzone, intrecciando le parole di Vinicio con strumenti e melodie che ne amplificano un portato poetico in tutto e per tutto accessibile, frasi semplici e allo stesso tempo intricate in nodi dolci, da sciogliere facendosi trasportare dalla sua voce bassa, a volte roca, sempre diretta.
«Ombre nell'Inverno - scrive Vinicio Capossela - sarà il congedo in teatro della stagione della Cupa e dell'Ombra, nella strettoia del finale di anno, il collo di clessidra di tutti i conti in sospeso. La stagione dell'avvento e delle epifanie. Il nostro ultimo giro di danza, prima del dissolvimento nel nuovo tempo. Sarà come sedersi intorno ad un fuoco, o stare in piedi accanto ad un bidone in fiamme. Anche la timbrica musicale sarà adattata alla stagione ovattata e la formazione impegnata in questi concerti rifletterà la scelta». Parole sussurrate a violini delicati che fanno da sottofondo e sfondo, assieme ad un pianoforte che come una nenia ti prende per mano e ti culla, ti fa sentire protetto e al riparo da ogni minaccia o disturbo proveniente dall’esterno di quel guscio che i suoni costruiscono. Melodie capaci di smuovere qualcosa all’altezza del petto, supportate da una voce che a volte pare biascicare stanca e invece procede implacabile, sorprendendoti a provare sensazioni che non conoscevi, ma ti fanno stare bene senza il bisogno di porsi troppe domande.
Poi, d’un tratto, poderose e graffianti note
scandite da riff di chitarra introducono in scena un cantante
tarantolato che si rende Minotauro della Barbagia indossando una
maschera da Mamuthones e brandendo un campanaccio, maestro di cerimonia
di un rito sciamanico che attraverso la musica riesce a farsi
dannatamente affascinante. Vinicio Capossela è tutto questo, prendere o
lasciare. |